Il pelo dei nostri amici cagnolosi (non riesco a dire semplicemente cani ed è imbarazzante, me ne rendo conto) -è quasi superfluo scriverlo- riflette il loro stato di salute. Koi, nello specifico, segue da sempre un’alimentazione casalinga composta principalmente da pesce (al primo posto), carne, verdure e cereali (riso). È allergica al pollo e non può mangiare la pasta perché soffre di una forma di intolleranza: il primo anno infatti le ho dato la pastina ma si è riempita di macchie. L’eliminazione totale di pasta e pollo ha fatto sì che tornasse nuovamente in splendida forma. Ultimamente ha dei problemi anche con la carne e ci stiamo sempre più orientando verso l’alimentazione monoproteica, esclusivamente a base di pesce.
Il pelo di Koi non è quindi lucido “artificialmente” per via delle sostanze che sono contenute in alcuni mangimi (perché ci sono, eccome) e quindi la lucidità e l’effetto seta sono da ricondurre esclusivamente alla dieta bilanciata, sana e ricca che segue. Devo ringraziare tantissimo i veterinari di Koi perché non solo hanno supportato la nostra scelta, con tanto di complimenti, ma l’hanno sostenuta aiutandoci a trovare sempre le soluzioni migliori.
Koi ama l’acqua. È una delle caratteristiche comune dei Labrador. Il suo elemento naturale è indiscutibilmente l’acqua; da quando è piccola si è sempre fatta lavare con piacere e se vede un ruscello, fiume, mare, piscina, bacinella vuole solo: tuffarsi!
Dopo averla lavata, proprio come faccio con i miei capelli, una tantum le faccio un risciacquo con dell’aceto di mele e il risultato è davvero sorprendente. Un modo naturale e sicuro per prendermi cura della sua bellezza e del suo aspetto, che sembrerà stupido per alcuni ma fa parte della cura e dell’amore che provo per lei.
Aceto di mele sotto la doccia
Una parte di aceto e sei di acqua. Dentro una brocchettina da portare “sotto la doccia”. Lo metto dopo lo shampoo, friziono un po’ e poi sciacquo abbondantemente.
Lavo Koi in casa. Mi piace farlo e non è un peso. Il vero peso sai qual è? Convincerla a venir fuori dall’acqua. Anzi, lo chiamerei più dramma.
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