Koi è un labrador. Questa è l’affermazione meno importante che potessi fare e l’ho fatta volutamente. Koi non è la sua razza ma semplicemente quello che è: Koi, appunto. Unica, ineguagliabile e irripetibile come tutti gli esseri viventi. Credo sia inutile sottolineare il mio amore viscerale per gli animali. Nonostante questo molte volte rimango basita da chi con veemenza e forza professa il credo che: i cani non si comprano, proprio trincerandosi dietro questo amore. Capisco per certi versi, ma.
Io che da più di venti anni non mi cibo di animali non faccio fatica a credere che seppur amante di questi qualcuno possa cibarsene. Con rispetto -come sempre- sono convinta che ognuno possa manifestare i propri credi e idee senza incorrere in sterili moralismi; che per quanto possa sembrare assurdo sono assolutamente soggettivi. Se per te i cani non si comprano allora potrei controbattere che gli animali non si mangiano, ma.
Ma io questo tempo da perdere per giudicarti non solo non ce l’ho ma neanche lo cerco. Sono un’anima libera. Devo dare conto alla mia coscienza, ai miei credi, certezze e idee. Non di certo a quelli degli altri, di cui -mi si perdonerà- mi importa praticamente nulla. Koi è un labrador ed è stata comprata, sì. E di certo non lo è stata per superficialità, perché io non sia vicina alla filosofia del canile, perché io non faccia nulla per chi è meno fortunato e per tutta quelle serie di ragioni cheap da elencare. Perché non occorrono giustificazioni ma talvolta precisazioni sì. Ognuno di noi fa delle scelte che non possono essere in nessun modo giudicate, vivisezionate e spiegate. Sono assiomi, le scelte di vita degli altri. Si devono prendere per buone e bon. Discorso finito.
Koi potrebbe avere ogni forma, colore e sostanza. Rimarrebbe sempre e solo Koi; quindi che Koi sia un labrador, come dicevo, è un’informazione pressoché inutile. Non lo è nella misura in cui si parli di testardaggine però. Perché qui si che si può generalizzare e parlare con cognizione di causa: testarda, come tutti i labrador.
Ma profonda, sensibile e pronta ad amarti incondizionatamente come tutto il genere a cui appartiene. Koi è diventata parte di me. Si è fatta spazio nel mio cuore a suon di abbai, graffi, urla e litigate epocali. L’ha proprio squarciato e fatto a pezzi, buttando all’aria tante mie paure e adesso ci si è seduta in mezzo occupando tutto lo spazio che poteva occupare e anche di più. Non è un contorno della mia vita Koi, ma una delle ragioni. E se prima credevo che non sarei mai diventata una bizzarra vecchietta sopra le righe che parlava con i cani facendo dei ragionamenti complessi, adesso non solo ne sono sicura ma non vedo proprio l’ora di invecchiare così.
Arriva da Grosseto Koi. Da Casa Biagini, esattamente. Sua mamma era nera e suo papà giallo -o biondo come dir si voglia- come lei. La prima volta che l’ho vista è stata in una foto mentre annusava dei bellissimi fiori fucsia e poi subito dopo in un video dove trotterellava e inciampava. Quel suo nasino nero, che non riesco a smettere di baciare, mi ha steso sin da allora. Non c’è stata un solo giorno in cui non mi sia chiesta:
Ma come ho fatto senza di te, prima?
Koi è stata disegnata apposta per me. Per aiutarmi a crescere. E il mio cuore dice sempre: me l’ha mandata papà. È l’esatto prototipo di quello che potenzialmente potrebbe essere una mia ipotetica figlia. Mi somiglia in modo così impressionante da fare paura. E attenzione non me ne sono convinta io, perché so che potresti pensare: evvabbè questa ancora non ha figli e sta dando di matto. Lo dico per mia stessa ammissione con stupore e incredulità. Cocciuta e ingestibile, non riconosce l’autorità perché è lei l’autorità. L’abbiamo educata -va detto- in totale libertà; che non significa di certo crescere un cane senza educazione. Koi fuori è un cane modello che ascolta, non disturba, socializza ma con discrezione, non ha paura ed è fondamentalmente serena.
Koi dentro è: una parte della famiglia, alla pari. Come è giusto che sia, aggiungerei.
Riconosce quello che è sbagliato e quando lo fa sa chiederti scusa con un bacino. Senza girarla tanto in lungo, non ha mai subito rimproveri ma spiegazioni; sì perché io e il Torinese siamo così fuori da ogni schema logico che “ce la sediamo” e le spieghiamo cosa non va. Moduliamo in modo diverso la voce dando dei suoni più alti o più bassi, certamente. Siamo assolutamente contrari alla fisicità, che condanniamo e troviamo riprovevole.
Incredibilmente lei capisce. Mi consegnerei a un trattamento psichiatrico obbligatorio se così non fosse, ma di fatto Koi sorprendentemente: capisce. Sarà che ha sempre -e dico sempre- vissuto in casa e ci siamo rivolti a lei come parte integrante della famiglia, ma la cosa che stupisce -non solo noi ma tutti- è proprio l’empatia di Koi, la comunicazione e la comprensione. Confesso che a volte a me fa davvero paura. Si dice che i Labrador siano tra le razze più intelligenti (per me lo sono tutti i cani, a prescindere dalle razze) e che possano imparare fino a 50 parole. Al momento Koi ha da poco compiuto tre anni e contando le parole che conosce siamo arrivate a ben 68. Ambiamo al 100, se non più. Ma Koi ci stupirà -amoredimammà- e arriverà come minimo a 1000.
Il tono è ovviamente fondamentale ma gli oggetti e le persone hanno un nome. E se dico pupazzetto di certo l’osso non lo prende. Sempre per la sconvolgente somiglianza con me medesima è anche una discreta rompiscatole. Bisogna darle priorità assoluta e se ha deciso di giocare c’è poco da fare: bisogna giocare. Questo perché per il nostro stile di vita Koi ci segue anche a lavoro -potendolo fare lo facciamo- ergo pur riconoscendo il momento gioco/il momento lavoro, ha capito benissimo che possiamo sovvertire questo schema perché niente ce lo impedisce realmente. Lo sbaglio è assecondarla, lo so ma:
Vorrei vedere te. Come si fa a fissarla negli occhi e dire: no?
Ha una perversione per l’uovo, che può mangiare una volta a settimana. Riesci a ottenere quello che vuoi se le prometti un uovo. A volte ho anche mentito, e me l’ha fatto giustamente pagare. Le piacciono i pupazzetti e ha un suo baule strapieno; nonostante questo il coniglietto Niglio è il suo preferito e lo prende sempre prima di andare a dormire. Non ama molto la palla perché essendo molto femminile preferisce crogiolarsi al sole giocando con un pupazzetto ma quello che le piace di più è guardare i documentari. Ora lo so che tu non mi credi e lo capisco. Lo capisco davvero. Ma i documentari dove c’è l’acqua o ci sono gli animali li guarda con piacere. A volte fissa lo scherma e abbaia fortissimo. Segue Uomini e Donne con poco interesse (si interessa giusto il tempo del jingle quando le corteggiatrici scendono le scale) e come tutti gli amici pelosi ha una perversione per le pubblicità con le musichette. Odia i fermo immagine. Se vuoi fare impazzire Koi basta fare pausa sul telecomando. Dà di matto. Abbaia come una forsennata e se non premi play per tempo hai quasi paura di vederla ingurgitare la televisione. Ama i massaggi. Ha una dog sitter bellissima che si chiama Vanessa e che maltratta di coccole con piglio indiscutibile. Ama mia madre come poche cose al mondo (forse più dell’uovo) perché oltre ad assecondarla in tutto le prepara squisiti manicaretti. Non mangia croccantini -se non in rarissime occasioni- ma segue un’alimentazione casalinga da tutta la sua vita, esclusi i suoi primi due mesi che non è stata con me.
Ha un’allergia al pollo e al glutine, impazzisce per le verdure e adora la frutta. Famelica a dir poco, sputa i semini dell’anguria e il suo acerrimo nemico è indiscutibilmente il limone. Va pazza per i formaggi ma è lo yogurt greco che le fa perdere la testa. Le preparo dei ghiaccioli con il centrifugato di carota che apprezza particolarmente e credo -ma credo eh- che sia leggermente viziata.
Ma del resto: lei mi vizia e si prende cura di me. In minima parte dovrò pur ricambiare, no?
Koi la conoscerai con il tempo perché è indiscutibilmente la padrona di casa della sezione BAU. Vieni qui che ti diamo un bacetto, va. A patto che tu in cambio ci dia del cibo, chiaramente.
Do ut des, il motto di Koi.
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